martedì 29 gennaio 2013

#Amore... in un sorriso

Ieri mi sono preoccupata, non poco.
Capita che dall'asilo ricevo telefonate, e ogni volta è un'agitazione.
Un accordo che abbiamo preso... se è tutto ok, non ci sentiamo.
Devono poter lavorare con i bambini in piena tranquillità, e di lavoro ne hanno molto.
Per questo, dopo qualche mese dall'inserimento, decisi di aspettare la sera per sapere come Leo avesse passato la giornata.

Non voglio essere un mamma onnipresente e possessiva. Lui non vorrebbe.
Ha bisogno, a 2 anni, della sua indipendenza, dei suoi spazi.
Ieri è successo un fatto poco piacevole. Leo e un altro bimbo si sono contesi un gioco. Questa volta Leo ha avuto la peggio.
La notizia l'ho avuta da mio marito; quando è andato a prenderlo all'asilo gli hanno raccontato cose era successo.
Non nascondo che, a caldo, la notizia mi ha fatto non poco incazzare. Avevo bisogno di spaccare tutto. Non sapevo cosa fosse successo, se non quello che mi aveva appena riferito daddy.

Perché le maestre non hanno evitato lo scontro?
Perché non sono stata avvisata subito?
Perché qualcuno, seppur un bambino, ha fatto male al mio bimbo?

Forse sono esagerata... ma fino al momento in cui non l'ho abbracciato, non lo sentivo "al sicuro".
Sono andata all'asilo, per parlarne con la direttrice. Era giusto che ne parlassimo lontano dai bambini.
Ai miei "perché" avevo dato risposte nel tragitto fino alla scuola.

Perché due bambini duenni che stanno giocando, in una frazione di secondo litigano. Le maestre materialmente non sempre riescono a placarli.
Perché avvisandomi ieri mattina, mi sarei ulteriormente agitata e, a parte dei graffi sulla guance, Leo stava bene; se fossi arrivata prima, avrebbe "ingigantito" la vicenda, meditando, forse, una vendetta.
Perché l'altro bambino, G., è un bimbo piccolo come mio figlio, con una madre che non vede mai, sballottato, forse, a casa dei familiari prima e dopo l'asilo, con un fratello o una sorella più grande che, a sua volta, usa le "maniere forti" con lui.

Leo da qualche giorno mi raccontava che G. "s'arrabba sempe" e "da le botte", e anche le maestre avevano notato un comportamento meno tranquillo del bambino.
Mi dispiace per quel bambino, tanto.
Perché quando un bambino ha un comportamento "diverso" e a volte "violento", va aiutato, sostenuto, capito.
Con la direttrice abbiamo cercato di capire cosa potevamo fare, cosa potevamo dire per educare i nostri figli alla non violenza.
Perché l'educazione delle future generazioni, deve essere un compito congiunto scuola-famiglia.

Al ritorno a casa, il suo sorriso e il suo abbraccio hanno curato l'ansia, le preoccupazioni, la paura del pomeriggio appena passato...

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